Bruce Gilden – Lost and Found
Il nuovo libro di Bruce Gilden “Lost and Found”, come si evince dal titolo (perso e ritrovato), è il risultato di un felice ritrovamento: la riscoperta di circa 2000 rullini scattati all’inizio della sua carriera di fotografo.
Durante un recente trasloco, Gilden ha infatti ritrovato uno scatolone contenente questi negativi, tutte foto scattate a New York City tra il 1978 e il 1984.
Ecco come Gilden descrive questa scoperta: “Non sono una persona molto ordinata. Metto in ordine le cose, ma poi le dimentico. Avevo tutti questi provini e li tenevo per lo più in ordine, ma poi col tempo tutto si è incasinato. Alla fine li ho buttati tutti in una scatola. Ci devono essere stati circa 2000 rullini di fotografie. I rullini che all’epoca non pensavo fossero buoni, li lasciavo in giro ovunque perché non mi importava di quegli scatti.”
Bruce Gilden, nato a Brooklyn (New York) il 16 ottobre 1946, è uno degli street photographer americani più conosciuti. Fa parte dell’agenzia Magnum Photos ed è famoso soprattutto per il suo utilizzo “coraggioso” del flash off-camera. Se non lo avete mai visto all’opera in strada, date un’occhiata a questo video.
Le immagini di Lost and Found, però, sono quasi tutte realizzate senza l’uso del flash, che diventerà poi il suo marchio di fabbrica.
Gilden racconta così queste foto: “probabilmente ero in un periodo di transizione in quel momento, volevo usare di più il flash per fare foto più drammatiche. Forse è per questo che ho trascurato queste immagini”.
Del libro, dice: “È Bruce Gilden prima di diventare il Bruce Gilden che conosciamo oggi. Ma dimostra che anche allora sapevo comporre un’immagine e approcciarmi alle persone, come ho sempre fatto. Non credo di essere mai veramente cambiato in questo”.
Alcune foto presenti nel libro
Riporto ora alcuni commenti di Bruce Gilden ad alcune delle fotografie di Lost and found.
Questa non è la mia foto preferita nel libro, ma mi piace. Per me, le migliori delle mie foto sono quelle su cui riesci a costruire piccole storie. Sembra che questo signore possieda una farmacia in America centrale. Sta guardando sua moglie, beh presumo sia sua moglie. Sembra che si sia perso in città. È in giro con la cravatta e i baffi. Sembra fuori posto. Questa foto tocca anche il mio uso del flash, o meglio la mancanza di flash, in questo caso. Poiché è stata scattata senza flash, è molto più “tranquilla” rispetto ai miei lavori successivi. Dal punto di vista compositivo, se avessi utilizzato il flash, li soggetti sarebbero stati più in risalto. Quello che noto nel lavoro di molte persone è che fanno sempre le stesse cose e non cambiano mai. Se continui a lavorare nello stesso ambiente, diciamo New York City, devi trovare un nuovo modo di lavorare. Sono sicuro che è da lì che è nato il mio desiderio di utilizzare il flash. Penso che passare all’uso del flash sia stato un modo per permettermi di rimanere fotograficamente “fresco”. Cosa avrei dovuto fare, continuare a scattare le stesse foto per tutta la vita?
Ora questa foto, questo “Midwestern”, sì, è il tipo di foto che avrei potuto scattare con un flash in seguito. Ora che ne parliamo, mi viene da pensare: in questa foto, direi che l’uomo viene da una piccola città americana. Ma con il flash cambierebbe la dinamica dell’immagine. Con il flash lui sarebbe diventato una figura più imponente o minacciosa.
Mi piace molto questa foto di Brighton Beach. È uno dei miei preferiti in tutto il libro. La adoro. Penso che siano un uomo e sua madre. Mi sta guardando con uno sguardo feroce. Amo quella differenza nei loro atteggiamenti. L’immagine è molto bella, lei sembra quasi un nano, non lo so. Lei è determinata ad avere successo, mentre e lui è la prossima generazione che potrebbe non ottenere nulla nella vita.
Le mie foto hanno molto a che fare con la forma. Anche se sono composte tutte bene, queste foto non hanno la perfezione delle mie successive, o forse anche di quelle scattate in un momento simile che furono incluse in “Facing New York”. In quelle immagini è il soggetto principale ad essere il punto focale che occupa l’intero fotogramma, e generalmente i soggetti sono tutti posizionati correttamente. In questi scatti invece sono un po’ più sciolti. Non perché avessi meno talento. Penso che sia solo la natura della bestia. Potresti voler fotografare qualcosa in un certo modo, ma non è possibile fisicamente.
Poi ci sono gli alcolizzati, i due ragazzi che sembrano litigare. Uno ha la mano sul collo dell’altro. Mi sembra di ricordare di aver guardato quei ragazzi come se fossero sul palco di un teatro. Sono stati là fuori per quindici minuti così. Ubriachi e fuori di testa. E sembra quasi che non lo stia strangolando, sembra che quel ragazzo gli abbia chiesto di mettergli una mano sul collo. Sembravano due amici ubriachi, forse gay, vestiti come cowboy. Mi ricorda Midnight Cowboy.
A quel tempo la città era molto diversa. Per me era più reale di quanto non lo sia adesso. Era grintosa, sporca, era un dannato casino. E tutto quel caos era ciò che mi interessava. Mi sono sempre piaciuti i film noir, l’idea del contrasto nelle immagini. Poi, in seguito, ho iniziato a utilizzare maggiormente il flash. Il flash crea drammaticità, e focalizza l’attenzione sul primo piano. Ma all’inizio, quando stavo scattando queste immagini, le persone erano molto più parte della città. Questi due ragazzi fanno parte della città, non sono isolati. È interessante: quando guardo i miei provini di questo periodo mi ci vuole un po’ per esaminarli. Un provino in cui non ho utilizzato il flash richiede più tempo per essere esaminato. L’approccio tramite flash è stato più del tipo “hit or miss”: o ottieni lo scatto o non lo ottieni. Con gli scatti senza flash è più difficile, devi analizzarli più approfonditamente.
Questa foto è divertente, perché per me come un’immagine specchiata. È un po un cliché. Inoltre, ciò che la rende ancora migliore i due personaggi si abbinano bene al cartello dietro di loro: peep show, 25 centesimi, maggiori di adulti 18 anni. Adesso non lo ricordo, ma devo aver parlato con loro, ecco perché stanno ridendo. Devono aver detto: “Cosa? Mi stai scattando una foto?”. E io devo aver detto loro qualcosa di divertente. Perché ho scattato loro molte foto, se non sbaglio.
Quello che mi piace di queste foto sono le vetrine dei negozi, quella vecchia New York. Torniamo storicamente indietro. C’era un ragazzo a Vancouver che veniva dall’Europa, di nome Fred Herzog, di cui non avevo mai visto nessuna foto fino a quindici anni fa. Ha fatto queste bellissime foto a colori di Vancouver, e anche se le sue foto non sono complicate come le mie, catturano davvero la città del tempo, tutte le vetrine, le insegne ai lati degli edifici che ora non ci sono più. Ti dà la sensazione del tempo. Herzog ha lavorato a distanza, mentre io lavoro vicino. Quando guardo queste foto, sono sempre attratto dai cartelli come “peep show”, “Burger King”, “sigarette a 12 centesimi e mezzo”. Come ho detto nell’introduzione del libro, a quel tempo amavo fotografare il “battito del cuore della città”, mentre più tardi ho fotografato “il battito del cuore delle persone”.
Mi piace molto questa fotografia della famiglia, una madre con tre figli, forse portoricani. È un bel frame orizzontale. Per me l’immagine è molto ben bilanciata. Ci sono quattro figure nella cornice e gli edifici dietro di loro. Per me questa foto racconta questa storia: il figlio accanto a lei, quello che indossa una giacca con la zip, sembra diverso dagli altri, forse è gay. Mi guarda come se volesse darmi un calcio, e la madre ha un fazzoletto in mano. Il figlio dietro a sinistra sembra bravo, forse è un avvocato o qualcosa del genere. L’altro forse ha avuto più problemi nella sua vita. Il figlio davanti si distingue dagli altri due, è il più duro dei tre, perché ha dovuto lottare per essere quello che è.
Questa immagine sembra una scena di un film sulla mafia. Un uomo ha un sigaro in bocca e tutti gli sono intorno. Sembrano tutti italiani e sono tutti sarti, ne sono certo visto che l’ho scattata nel distretto dell’abbigliamento. L’immagine è molto cinematografica. C’è questo uomo con la mano sulla faccia che sembra abbia appena ricevuto una brutta notizia, e l’altro che mi guarda come come a dire “Che cazzo stai facendo stronzo?”. E l’uomo col sigaro sembra il capo.
Per me questa immagine illustra un altro aspetto del mio lavoro all’epoca. Ho iniziato a lavorare a Coney Island, poi sono andato per le strade di New York City. Coney Island è stata una passeggiata. Le persone stanno sedute lì intorno e non si muovono. Questo non significa che otterrai automaticamente foto fantastiche, ma è più facile. Quando vai in città e hai a che fare con il movimento, è il miglior campo di allenamento per chi vuole realizzare il tipo di fotografia di strada a cui aspiro. Devi affrontare gli edifici, la luce, le persone che si muovono: devi essere veloce, fisicamente e mentalmente. Su una spiaggia lo sfondo è aperto, mentre in una città ci sono persone, negozi, macchine, lampioni che sembrano uscire dalla testa delle persone. Ci sono così tante lezioni da imparare.
Questa immagine ha una sua storia. Per realizzare questa foto ho usato una sorta di trucco, una tecnica che uso per cercare di rendere un’immagine più interessante. Una volta che ho trovato una possibile bella immagine, aspetto e cerco di inserire qualche elemento in primo piano, in modo da costruire più strati. Questa immagine sarebbe vuota altrimenti. I migliori fotografi escogitano modi per migliorare un’immagine, per renderla un po’ più complessa, mantenendo al tempo stesso la sua semplicità.
C’è un livello in cui l’uomo con l’impermeabile in primo piano conduce lo sguardo verso il protagonista della foto. La difficoltà in questo è far sì che il primo livello si adatti agli altri livelli presenti nel background.
Fonte: https://www.magnumphotos.com/
Dati del libro
Titolo del libro: Lost and Found
Autore: Bruce Gilden
Lingua: Inglese
Tipo di copertina: rigida
Numero di pagine: 176
Editore: Thames & Hudson
Data di pubblicazione: 7 novembre 2019
ISBN-10: 0500545278
ISBN-13: 978-0500545270