Augusto Pieroni – Leggere la fotografia
Leggere la fotografia – osservazione e analisi delle immagini fotografiche, è un libro scritto da Augusto Pieroni e pubblicato per la prima volta nel 2003.
Pieroni, classe 1966, è storico e critico d’arte contemporanea specializzato nelle arti fotografiche, e docente di Storia della fotografia, Analisi critica della fotografia, Visual Arts e Costruzione del portfolio.
Nel suo libro ha un approccio che si rifà all’adagio di Mao:
“se vuoi fare un favore a un uomo non regalargli un pesce, ma insegnagli a pescare”.
Preferisce porre interrogativi stimolanti piuttosto che risposte pacificanti.
La lettura del libro non è veloce e scorrevole, ma induce a ragionare su quello che si sta leggendo. Inoltre ho trovato molto utile la presenza di numerose fotografie a supporto dei concetti espressi.
L’ultima parte del libro è poi dedicata a delle attività pratiche, degli esercizi interessanti per verificare quanto appreso nelle pagine precedenti del libro.
Io ho letto la prima edizione del libro (ISBN 888421064X), quella con in copertina una fotografia di Luigi Ghirri tratta dalla serie Still Life del 1978, ma ora in commercio si trova la seconda edizione, quella del 2006, rivista e ampliata (ISBN 9788884211477).
Riporto come di consueto un mio riassunto dei concetti trattati nel libro (trovate sia il videeo che il riassunto testuale).
Come leggere le fotografie
Leggere la fotografia nel senso di capire la fotografia, trarre un senso dalla fotografia. Leggere le fotografie significa prendere di volta in volta immagini diverse, per tecnica e volontà comunicativa, e trarne un senso.
L’immagine fotografica, va pensata un po’ come si pensa un albero: se mi limito a come lo vedo esteriormente (il tronco, le foglie, il movimento al vento, la dimensione) mi mancherà la consapevolezza delle radici profonde e gigantesche che si ramificano ed entrano in contatto con altre realtà, mi mancherà inoltre la percezione della sua crescita nel tempo. Se invece pretendo di osservare solo la parte di solito invisibile (il sotto, il dentro, l’altrove) mi perderò quella frase d’amore incisa sulla corteccia di un salice, o non saprò più comprendere il senso di un cipresso in un giardino all’inglese: mancherò di cogliere, insomma, il ruolo che svolge, il mio oggetto d’analisi, nel mondo reale.
Lo studio della cittadinanza sociale dell’immagine, deve andare di pari passo con lo studio dei meccanismi e delle strategie che danno vita all’immagine. Ci si deve accostare alla fotografia sia come fatto simbolico (come artefatto visibile e carico di senso e di implicazioni), sia come storia (fatto storico, carico di memoria sia per l’oggetto che è, o è stato, sia per quel che mostra come immagine). Una fotografia è dunque tanto apprezzabile quanto studiabile, tecnicamente in quanto fotografia, e stilisticamente o iconograficamente in quanto immagine.
Il semiologo francese Roland Barthes nel suo libro La camera chiara, distingue due modi di ricevere l’immagine fotografica: lo studium (cioè l’analisi, l’interesse generico per tutto quello che concerne l’immagine) e il punctum (un interesse al limite del morboso e differente per ognuno di noi, in reazione a singoli aspetti particolari dell’immagine). In questo suo libro, Pieroni si occupa solo dello studium e non del punctum.
Il metodo di lettura delle immagini fotografiche porta a isolare riflessioni che nel libro vengono considerate distinte e separate, mentre nel mondo reale i pensieri arrivano tutti insieme.
Il metodo di analisi delle fotografie: contesti, forme, contenuti
Per l’analisi delle immagini fotografiche occorre acquisire elementi e seguire un metodo.
I tre ambiti di analisi da affrontare sono: forme, contenuti, contesti.
Sono tre ambiti che si intersecano tra loro, e il cuore dell’analisi è sempre e solo al centro, dove le tre indagini convergono. Se uno dei tre ambiti si comprime, gli altri due aumentano di volume. Quindi ad esempio se le forme perdono di importanza (come nell’arte concettuale degli anni ‘70) i contesti e contenuti dell’opera prendono il sopravvento.
1. Contesti
Si può leggere un’immagine fotografica riferendola ad alcuni contesti definibili interni e altri definibili esterni. Se ricostruiti, questi contesti possono fornire informazioni sulla produzione e la ricezione di un’immagine fotografica.
Una stessa fotografia può avere un senso diverso a seconda di dove lo si trova.
I contesti possono essere interni o esterni.
Non si può leggere appieno un’immagine da sola, senza ricollegarla a una serie di fattori interni.
I contesti interni possono essere:
- La pellicola da cui proviene lo scatto (se è fotografia in rullino): ci permette di capire quali scatti sono stati scelti e quali scartati
- L’archivio ordinato dei negativi, delle lastre o dei file: possono riflettere la mentalità dell’autore
- I lavori pubblicati dall’autore: non tutti gli scatti di un fotografo sono conosciuti, ma certamente quelli che hanno visto la luce o sono stati pubblicati possono avere un peso diverso dagli altri. Chi è distante nel tempo o nello spazio da un certo autore, lo conosce esclusivamente per le immagini che ha pubblicato. Alcune foto possono essere diventate talmente famose da aver creato uno stile
- Le serie fotografica è il senso più estremo secondo cui indagare il contesto interno dell’immagine. Alcuni esempi sono:
- Le sequenze, che devono essere analizzate nel loro contesto di riferimento (es. realizzate per essere esposte in cornice, su commissione, per un preciso progetto comunicativo, ecc.).
- Il portfolio fotografico, cioè una serie coerente e contenuta di immagini diverse, scelte fra molte, per sviluppare e rappresentare un tema, un’idea portante, un periodo, un prodotto/servizio.
- I foto-servizi giornalistici
- I libri fotografici, con immagini (e la loro disposizione), testi (didascalie, testi dell’autore o di altri) e materiali (formato, carta, tipo di stampa, copertina). Ad esempio in quest’ottica una foto può essere realizzata in modo disequilibrato, solo per poterla accostare nel libro ad altre dotate del disequilibrio opposto.
I contesti esterni possono ad esempio essere:
- Altri autori con i quali l’autore lavora ad un progetto, o che lo hanno influenzato.
- L’incidenza della committenza sulla produzione fotografica (imposizione di determinati soggetti, inflessioni stilistiche, formati, forme di edizione, o semplice rimando a politiche editoriali) è uno degli influssi più complessi da valutare. Ogni autore trova sempre il suo momento di libertà (o di verità) quando interpreta a proprio modo il brief del committente. Spesso è molto difficile riuscire a ricostruire tutti questi dati.
- I modelli di prestigio, cioè i modelli a cui un autore può fare ricorso. Possono essere riferimenti fotografici, artistici, letterari, musicali, filosofici, ecc.
- I contesti di ricezione, che dipendono da chi siamo, dove siamo e costa ci stiamo facendo con l’immagine che stiamo guardando. La lettura di una stessa immagine cambia a seconda dei contesti di ricezione. Un certo contesto di ricezione può anche alterare la fotografia che stiamo leggendo, fino al punto di vedervi qualcos’altro. Se una foto finisce in una cassapanca sotto la polvere, o sotto i faretti in un museo, la sua lettura cambia.
- I modelli negativi, cioè dei fattori invisibili in base ai quali vengono valutate le immagini. Ad esempio stili usciti di moda, soggetti ritriti, temi passati di attualità, le impaginazioni. A causa di questi modelli speso non ci soffermiamo su un’immagine perché pensiamo di averla già vista mille volte.
Spesso il contesto delle tecniche usuali di un fotografo finisce per diventare una spiegazione a sé, per essere scambiato per il “linguaggio” del fotografo. Invece è qualcosa di più simile alla sua “voce”. Più che le tecniche contano i modi scelti per rappresentare qualcosa nella foto. Ma non bisogna scambiare le tecniche per un fine. Le tecniche sono dei mezzi per ottenere dei fini. Come in un viaggio, i mezzi contano, ma è importante la destinazione.
Domande da farsi per leggere una foto
Ecco una serie di domande, disposte secondo un ordine di priorità, per prepararci alla lettura di un’immagine.
- Di che tratta?
- Ha un soggetto riconoscibile?
- Come tratta i propri temi?
- Include cose o elementi che la collegano a un’epoca?
- Esprime chiaramente un’opinione o solo presenta qualcosa?
- Che stato emotivo vuole, o riesce, a creare in noi?
- Come è composta l’immagine?
- Che formato è stato scelto?
- Quale la grana o definizione dell’immagine?
- Quale lo stile formale dell’immagine (contrasto, luci, messa a fuoco, ecc.)?
- È enfatizzata la tecnica di realizzazione?
- Bianco e nero o colore?
- Se bianco e nero, è virata?
- Che tipo di stampa da che tipo di negativo?
- Se colore, che tipo di stampa da che tipo di negativo?
- Pezzo singolo o insieme di elementi diversi?
- Di che tipo e quale origine le parti?
- L’immagine è pezzo singolo o è una copia (numerata o no)?
- Di che anno il negativo o le parti?
- Di che anno la stampa?
- Chi è l’autore?
- Quando è nato e dove?
- Dove è stata realizzata l’immagine?
- Che altri lavori ha fatto in quel periodo l’autore?
- Chi erano gli autori più in vista in quel periodo e in quella zona?
- L’immagine è stata commissionata?
- Da chi, e chi è?
- Cos’altro ha commissionato, e a chi?
- In che modo l’immagine risente della commissione?
- Che vita svolgeva l’autore, chi vedeva, che leggeva, di cosa si interessava?
- Conosciamo testi, lettere, scritti dell’autore o sull’autore?
- Quando e dove è stata resa visibile al pubblico, questa immagine?
- Dove si trova ora questa immagine?
- Chi la ha ricevuta, e da chi?
- In che condizione la stiamo osservando?
- Siamo di fronte ad un originale o una sua riproduzione?
- Se è una riproduzione, di che tipo è, e dove la stiamo guardando?
- La riproduzione è recente o a quando data?
- Di cosa ci stiamo occupando e a cosa ci serve osservare questa immagine?
- Come mai siamo in grado di osservarla?
- Cos’altro ci ricorda?
- Chi siamo, noi, ora?
2. Forme
Le infinite variabili legate al mondo delle forme si possono analizzare dividendo l’operazione fotografica in cinque fasi logiche: reperimento, elaborazione, acquisizione, processo, edizione.
Queste cinque azioni dell’atto fotografico sono delle fasi operative che si compiono in sequenza:
- Reperimento: fase che include azioni molto diverse come la scelta del soggetto o degli oggetti che serviranno a costruire un set.
- Elaborazione: una qualche forma di regia interviene sugli elementi precedenti, arrangiandoli, per riprenderli come serve. Questa fase consiste nell’impostare tutte le variabili di visualizzazione dell’immagine, dall’allestimento del set alla scelta del punto di vista. Include azioni semplici, come ad esempio spostare l’angolo di ripresa, allontanarsi dal soggetto, ma anche insiemi di procedure come quelle necessarie per allestire il set di un servizio fotografico. Alcune variabili di elaborazione sono:
- Luci: quantità (quanti punti luce allestire), qualità (tipologia, colorazione, intensità delle sorgenti di luce), posizione (la diversa direzione delle luci crea ombre differenti)
- Punto di ripresa e inquadratura: cambiando il punto di vista, cambia anche quello che l’immagine dirà
- Messa a fuoco
- Acquisizione: è la fase in cui l’immagine viene catturata o formata per fissarla su un supporto di memoria chimica, magnetica o elettronica. Include scelte e variabili relative ai dispositivi di captazione e memorizzazione delle immagini, come il tipo di macchina fotografica, il formato di rullino o altra memoria, tipo di lenti o ottiche.
- Processo: fase che include ogni tipo di trattamento riservato all’immagine memorizzata dopo la fase di acquisizione. È una regia successiva che interviene su materiali costituiti da immagini già acquisite o memorizzate. Questa fase viene definita anche pre-stampa e include azioni tipo ingrandimento, ritocco, alterazione del contrasto o mascherature per enfatizzare uno o più colori, cropping (ritaglio), ecc.
- Edizione: fase consistente nel formalizzare il modo con cui un’immagine si presenterà come oggetto fisico, finale, visibile, valutabile nelle relazioni spaziali e temporali. Include decisioni sulla forma materiale dell’immagine, quindi non solo la stampa, ma anche le scelte inerenti al formato finale (ingrandimento, stampa a contatto, ecc.) e al tipo di carta. In caso di esposizione (ad esempio in una mostra) rientrano in questa fase anche la scelta su come incorniciarla, l’inserimento di una didascalia o di un testo, ecc.
In sostanza, l’atto fotografico è una simulazione logica che prevede per prima cosa un desiderio di fotografare qualcosa, poi l’azione in sé, e quindi il trattamento dei dati acquisti per poi renderli visibili a più persone.
Per trarre un senso dall’immagine fotografica è opportuno osservarne la composizione oltre alle altre variabili di visualizzazione: i formati, le proporzioni, le gerarchie in profondità, le scelte di luce e colore, ecc.
Il modo di mettere in pagina l’immagine porta con sé numerosi elementi di senso. L’includere o escludere oggetti o porzioni di immagine o il cropping (ritaglio, in camera oscura o con un software di fotoritocco), portano l’immagine finale a proporre solo una parte del negativo. In questi casi comprendere cosa sia uscito fuori dalla fase di editazione è utile per comprendere meglio la messa in pagina.
In merito al frame (che equivale al fotogramma, il riquadro del quale si compone l’immagine da acquisire e/o realizzare), è utile analizzare:
- Composizione (assi mediani, regola dei terzi, legge della sezione aurea, asimmetrie)
- Punti di vista: perché è stato scelto quel punto di vista?
- Piani focali: foreground (primo piano, frontale), middle ground (piano di raccordo, mediano), background (sfondo), sky (cielo).
- Campi: cioè le diverse ampiezze e profondità che si possono conferire all’inquadratura, sfruttando i diversi obbiettivi o focali. Perché il fotografo ha scelto una focale corta (esempio il grandangolo, che tende a dilatare lo spazio ottico in profondità creando un’immagine sferica e onnicomprensiva) o una focale lunga (esempio il teleobiettivo, che tende ad annullare e comprime e i diversi piani di profondità entro un’immagine piana e selettiva)?
- Inquadrature: campo lunghissimo (vaste panoramiche e paesaggi), campo lungo, campo medio, figura intera, piano americano (figure tagliate al ginocchio), mezzo primo piano (mezzibusti), primo piano (o close-up), primissimo piano (dettaglio), controcampo.
- Composizioni multilivello. Elementi come linee, aree, colori, immagini.
3. Contenuti
Contenuti visibili: quando si osserva un’immagine, si da subito una certa importanza al soggetto, ma occorre poi indagare anche su altri livelli di profondità. Perché quel che l’immagine dice non si può ridurre a ciò che l’immagine mostra.
La fotografia contiene dei soggetti, o contenuti visibili, di cui possiamo facilmente fornire una descrizione. Invece la foto rappresenta ciò che si vorrebbe comunicare con essa. E questo è diverso da cioè che viene mostrato.
Riferimenti intenzionali: chi ha scelto una certa visualizzazione ha inteso mettercela di fronte perché suscitasse certe reazioni mentali, ad esempio riconoscimento, comprensione, allusione, ecc.
Tonalità emotive: a volte lo stesso soggetto può essere rappresentato in modi o tonalità emotive differenti, suscitando reazioni opposte.
Temi: ogni autore solitamente ha dei temi, degli argomenti portanti, che emergono qualunque sia il soggetto, la tecnica, la committenza, l’occasione, la fatalità. Un autore può trattare tutti i soggetti che vuole, ma i suoi temi restano pochi e ricorrenti.
Visto che i soggetti sono troppi e il senso non può essere analizzato senza contesto di luogo, tempo ed uso, il consiglio è quello di analizzare i temi.
Esistono alcuni fattori ricorrenti nelle tematiche presentate dalle immagini fotografiche.
- Luogo / Presenza: si fa notare la prevalenza tematica del luogo e delle sue inflessioni? O l’enfasi viene invece posta non sul dove si è stati ma sull’esserci dello sguardo?
- Azione / Classificazione: il fattore “azione” emerge nelle immagini in cui l’evento precede qualunque altra preoccupazione (ad esempio nel reportage). La classificazione è l’altro estremo del racconto, quello critico e valutativo. L’elemento classificatorio emerge ad esempio nelle still life, foto di oggetti che comunicano il loro status, ma anche nel ritratto nel caso in cui compaia una connotazione non solo sociale, ma emotiva.
- Forma / Procedimento: la forma emerge quando l’immagine fotografica si propone curata negli aspetti allestitivi, materiali e formali. Il procedimento esibisce chiaramente i mezzi o la regia con cui è stata realizzata (esempio nella fotografia astratta e off camera, come la fotografia concettuale e metalinguistica)
- Identità / Relazione: l’immagine evidenzia il fattore identità quando puntualizza o argomenta sull’identità del soggetto (può essere considerata anche un caso particolare di classificazione, ma rivolta solo agli esseri umani). Oppure l’enfasi può essere posta sulle relazioni che intercorrono tra i soggetti presenti nell’immagine.
- Durata / Istante: con la durata il tempo viene restituito nel suo scorrere. In altre immagini è evidente l’aver colto l’attimo fuggente, l’istante decisivo.
- Perturbante / Sovversione: perturbante nel senso di situazione in cui oggetti, luoghi o situazioni familiari vengono visti in modo da apparire diversi, sorprendenti o minacciosi. Con la sovversione, invece, l’immagine travolge e sconvolge le nostre attese, inscena o fissa in memoria qualcosa di inaudito (es. i reportage shock). Il fattore sovversivo è sempre legato all’epoca (ciò che sconvolgeva nell’Ottocento, ora non sconvolge più).
Dati del libro
Titolo: Leggere la fotografia. Osservazione e analisi delle immagini fotografiche
Autore: Augusto Pieroni
Tipo di copertina: flessibile
Numero di pagine: 310
Editore: EdUP
Collana: Universale
Data di pubblicazione: 19 ottobre 2006 (2a edizione)
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8884211476
ISBN-13: 978-8884211477
Ho appena scritto a Pieroni che la forma verbale del testo è poco fluida e molto barocca, meno male che la Tua scheda di sintesi ha portato alla luce i contenuti che sono oggettivamente importanti. Io ho dovuto rileggere fino a 3 volte il contenuto di una singola pagina per riuscire a sintetizzare i concetti espressi. E dire che sono un sociologo e ho dimestichezza con l’astrazione, ma qui ho dovuto arrendermi.
Ciao Mauro, mi fa veramente piacere leggere questo tuo commento. Quando ho aperto questo blog, il mio scopo era proprio questo: mettere a disposizione di tutti i miei appunti e i miei riassunti sperando che potessero essere utili ad altri appassionati di fotografia come me.