Michael Freeman – L’occhio del fotografo
L’occhio del fotografo di Michael Freeman è un libro “must-have” per chi si sta avvicinando al mondo della fotografia e vuole fare un passo avanti, e un utile “bignami” di ripasso per i fotografi che già conoscono i principi della composizione.
Michael Freeman, classe 1945, è un fotografo britannico che ha scritto numerosi libri di fotografia. L’occhio del fotografo – La composizione nella fotografia digitale è stato pubblicato per la prima volta nel 2007 (il titolo originale è “The Photographer’s Eye: Composition and Design for Better Digital Photos”), e negli anni successivi sono state effettuate varie riedizioni.
Il libro è molto ben organizzato e scritto in maniera semplice e comprensibile a tutti, con foto associate alle spiegazioni per comprendere meglio i vari concetti.
È una sorta di bibbia della composizione fotografica, cioè come si costruisce la foto, tutte le scelte che vengono fatte dal fotografo al momento dello scatto. Il tema della composizione in fotografia non è affatto semplice, e spesso è sottovalutato. Freeman ha quindi pensato di mostrare in questo manuale alcune delle regole seguite dai fotografi per comporre le immagini delle loro fotografie in base alle loro intenzioni, agli stati d’animo e alle capacità tecniche, con lo scopo di fornire al lettore alcuni consigli e linee guida per apprendere e perfezionare il modo di inquadrare il soggetto.
Il libro è suddiviso in 6 capitoli. Vi riporto un riassunto dei miei appunti e takeaways, i concetti chiave tratti dal libro.
1. L’inquadratura
L’abilità nell’inquadratura fotografica dipende dalla conoscenza dei principi della composizione e dall’esperienza del fotografo, acquisita scattando molte foto. Questi due fattori, insieme, permettono a chi scatta di riconoscere il potenziale fotografico di ogni soggetto o scena che si trova davanti ai suoi occhi.
Alcuni elementi importanti in merito all’inquadratura:
- Formato: ad esempio 3:2 (lo standard per eccellenza, quello delle fotocamere 35mm), 4:3, 16:9, 1:1 (quadrato), solo per citare i principali. In secondo luogo anche la scelta di scattare in orizzontale o in verticale.
- Posizione del soggetto: è importante la scelta di dove collocare il soggetto all’interno dell’inquadratura. In questa scelta entrano in gioco vari fattori, come il contesto, quello che si vuole comunicare, il rapporto tra il soggetto della foto e l’osservatore.
- Suddivisione dell’inquadratura: ogni immagine introduce automaticamente una divisione all’interno dell’inquadratura, e le suddivisioni possibili sono infinite. Le più interessanti, però, sono quelle che stabiliscono precisi rapporti proporzionali tra le parti. Tra queste la “Sezione Aurea” è considerata da sempre la suddivisione armoniosa per eccellenza. Secondo la regola della sezione aurea il rapporto tra la sezione piccola e quella grande è uguale al rapporto tra la sezione grande e l’intero riquadro, e questo produce un senso di armonia. Ma esistono anche altri modi per ottenere una divisione armoniosa dello spazio in fotografia, come la Regola di Fibonacci, la ripartizione basata sui lati del rettangolo, la regola dei terzi, e altre. Tutte queste regole possono aiutare a rendere le immagini più piacevoli da guardare, grazie all’effetto gradevole prodotto da determinate proporzioni, ma è importante non cercare di ragionare solo in termini di geometria. Con il tempo, grazie all’esercizio e all’esperienza maturata dopo numerosi scatti, si inizierà a “fare l’occhio” su determinate inquadrature, e il processo di composizione diventerà più intuitivo e accurato. Ad esempio nei paesaggi la linea dell’orizzonte è una delle più comuni linee di divisione utilizzate nell’inquadratura, ma non esiste una posizione ideale valida per ogni scena. A seconda della parte di paesaggio a cui si vuole dare più importanza, è possibile testare soluzioni differenti.
- In altri casi è possibile sfruttare nell’inquadratura una cornice interna, usata per orientare l’attenzione dell’osservatore, accompagnandolo verso un determinato punto della scena.
2. Elementi di composizione
La composizione della fotografia consiste nell’ordinare tutti i possibili elementi grafici all’interno dell’inquadratura. Si tratta quindi di una forma di organizzazione degli elementi. Conoscere tutte le principali tecniche compositive è quindi importante, ma al tempo stesso è un rischio. In alcuni casi, a seconda dello scopo che si vuole raggiungere, si possono infatti abbandonare i modelli standard e ignorare le convenzioni compositive.
I due principi fondamentali che entrano in gioco sono il contrasto e il bilanciamento. Il contrasto può accentuare la differenza tra gli elementi grafici dell’immagine, mentre il bilanciamento, che è a creazione di una relazione dinamica tra elementi opposti, può essere usato per creare equilibrio oppure tensione visiva.
Ecco alcuni consigli di composizione.
- Lo svizzero Johannes Itten, docente al Bauhaus (scuola di architettura, arte e design in Germania) negli anni Venti, fondava la sua teoria della composizione sul contrasto. Per lui i contrasti tra luce e ombra, forme, colori, erano gli elementi fondamentali per comporre l’immagine. Assegnava ai suoi studenti vari esercizi in cui chiedeva di associare due elementi contrastanti in una fotografia. I contrasti di Itten potevano essere di vario tipo: chiaro/scuro, sfocato/nitido, grande/piccolo, alto/basso, lungo/corto, molto/poco, dritto/curvo, orizzontale/verticale, continuo/intermittente, e altri ancora.
- La teoria della Gestalt, invece, si basa sull’idea della superiorità dell’immagine globale rispetto alle sue singole parti. In pratica l’insieme è superiore alla somma delle parti e, guardando una scena o un’immagine fotografica, la mente passa di colpo dal riconoscimento dei singoli elementi alla comprensione della scena globale. Le leggi di organizzazione gestaltica illustrano come gli elementi grafici che tendono a formare linee, figure e vettori, vengono completati nella mente dell’osservatore e interpretati in modo che l’immagine risulti comprensibile ed equilibrata. In pratica secondo la teoria della Gestalt gli elementi visivi di una fotografia vengono raggruppati e organizzati da chi osserva la foto in modo da acquisire senso come immagine globale.
- Altro caposaldo della teoria della composizione fotografia è il bilanciamento. Per una legge fondamentale della percezione visiva, l’occhio cerca sempre di bilanciare ogni forza con una forza contraria. In questo modo è possibile creare armonia o tensione.
- Anche il rapporto tra figura (il soggetto) e lo sfondo della scena è importante.
- Ritmo: quando in una scena ci sono molti elementi simili, il loro accostamento può determinare un andamento ritmico. In questi casi la ripetizione è un elemento necessario.
- Possono essere sfruttati anche motivi decorativi, texture, insiemi di elementi simili. Anche in questo caso gli elementi sono basati sulla ripetizione. E hanno un effetto maggiore quando si estendono su tutta la foto.
- Altri elementi compositivi sono la prospettiva e la profondità, che possono essere differenti a seconda dell’obiettivo utilizzato (grandangolo o teleobiettivo) o del punto di vista utilizzato (dall’alto, dal basso, ecc.).
- Peso visivo: alcuni soggetti sono in grado di catturare maggiormente l’attenzione di chi guarda la foto. Il nostro sguardo è maggiormente attratto dagli elementi visivi che forniscono più informazioni o che fanno appello alle nostre emozioni e ai nostri desideri. Un esempio è il volto umano, soprattutto occhi e labbra.
3. Elementi grafici e fotografici
La composizione si fonda anche sugli elementi grafici che compaiono all’interno della foto. I tre elementi grafici fondamentali sono il punto (attira l’attenzione), le linee (orientano lo sguardo), le figure (organizzano gli elementi dell’immagine in una struttura ordinata). Quello che in una foto viene identificato come punto, linea o figura, dipende dal mondo in cui decidiamo di considerare l’immagine, in base al suo contenuto, alla nostra interpretazione e all’obiettivo che vogliamo raggiungere.
- Il punto è il più semplice degli elementi grafici, corrisponde a una parte molto ridotta dell’immagine e, per essere significativo, deve contrastare in qualche modo con ciò che lo circonda, ad esempio per tono o colore. Per quanto riguarda la posizione del punto, può essere posto al centro, decentrato o a margine dell’inquadratura, ma verrà sempre individuato immediatamente. Un esempio è un coltivatore di riso col cappello bianco all’interno di una risaia (un punto bianco in un contesto tutto verde).
In una foto possono essere presenti anche due o più punti. - L’occhio tende a unire i diversi punti presenti in una foto, introducendo nell’immagine un elemento di livello superiore, la linea.
– Le linee orizzontali esprimono una sensazione di stabilità, calma e quiete.
– Le linee verticali (di solito associate a un formato verticale della fotografia) di solito producono un’impressione di velocità e movimento verso l’alto o verso il basso.
– Le linee diagonali sono quelle che danno un maggiore dinamismo all’immagine, animano e vivacizzano la scena. I margini dell’inquadratura sono il punto di riferimento in base al quale stabilire l’inclinazione di una diagonale.
– Le linee curve sono contraddistinte da un graduale cambiamento di direzione. Questo conferisce ritmo e senso di movimento o accelerazione. Sono in grado di guidare lo sguardo.
– Esistono anche delle linee implicite, come quelle generate dalla direzione dello sguardo di un soggetto presente nella foto. Il volto di una persona in foto attira la nostra attenzione, e se quel volto sta guardando in una determinata direzione, anche noi siamo indotti a guardare in quella direzione. - L’importanza delle figure nella composizione risiede nella loro immediata riconoscibilità. Per questo è meglio sfruttare solo le figure principali, cioè triangolo, rettangolo, cerchio.
– I triangoli sono le figure più utili nella composizione fotografica. La forma del triangolo ha un notevole impatto visivo ed è facile da individuare. Bastano anche due linee, in quanto la terza può essere sostituita da un lato dell’inquadratura. I triangoli impliciti invece sono formati da tre oggetti disposti in modo da formare un triangolo.
– I cerchi non sono facili da costruire all’interno della composizione fotografica. Spesso vengono usati negli still life o nature morte, in cui il fotografo può decidere la composizione a partire dal nulla.
– I rettangoli permettono di suddividere l’inquadratura nel modo più semplice, ed è associato a un’idea di pesantezza, solidità, precisione, demarcazione netta.
Esistono poi altri elementi che i fotografi possono sfruttare nella loro composizione:
- La messa a fuoco, ad esempio per isolare un singolo elemento rispetto agli altri, e avere quindi una sola parte nitida dell’immagine (e la restante sfocata). Questo indirizza l’attenzione su una specifica zona dell’immagine.
- La scelta dell’obiettivo e la variazione di focale ha effetti sulla struttura dell’immagine, sulla percezione della profondità, sui rapporti proporzionali tra gli elementi, sullo stile espressivo più o meno realistico. Esistono poi obiettivi particolari come i fisheye e gli obiettivi basculanti.
- Anche l’esposizione può essere usata per orientare lo sguardo. L’attenzione tende infatti a spostarsi nella zona in cui l’esposizione risulta “normale”. Quindi in una scena molto contrastata, lo sguardo si sposterà dall’ombra alla luce.
4. Comporre con luce e colore
Altro aspetto della composizione riguarda la distribuzione di toni e colori, che dipende da come è stata esposta la foto e dal processo di post-produzione.
Per quanto riguarda la distribuzione tonale, il fotografo scegliere se sfruttare o meno l’intera gamma dei toni dal nero puro al bianco puro. La maggior parte delle informazioni presenti in un’immagine sono di solito espresse dai mezzitoni.
Le foto in chiave bassa hanno luce scarsa e prevalenza di toni scuri. Le foto in chiave alta invece comprendono solo i valori più chiari della scala di grigi.
Ombre e luci possono rendere più intensa l’atmosfera di una foto.
Il chiaroscuro si ottiene illuminando un soggetto buio con fasci di luce violenta.
Quando si parla di colore si distingue tra:
- tonalità: è la qualità che dà il nome al colore (esempio blu, giallo, verde, …)
- saturazione: è l’intensità o purezza di una tonalità, a partire da un minimo che corrisponde a un grigio neutro. L’intensità del colore è quindi determinata dalla sua saturazione.
- luminosità: indica il grado di chiarezza di una tonalità
I colori devono essere considerati nei loro rapporti reciproci, perché vengono percepiti differentemente a seconda del modo in cui sono accostati tra loro. Si può ottenere armonia (rapporti equilibrati e gradevoli) in due modi:
- armonia complementare: tonalità opposte nel cerchio cromatico
- armonia per affinità: tonalità appartenenti a uno stesso settore del cerchio cromatico
Secondo la teoria del colore, le diverse tonalità si armonizzano quando le dimensioni delle rispettive superfici sono inversamente proporzionali alla luminosità relativa. Ad esempio rosso e verde sono ritenuti ugualmente luminosi, quindi la loro proporzione ideale è 1:1. L’arancione è due volte più luminoso del blu, quindi la combinazione corretta è 1:2.
5. L’intenzione
Prima di compiere scelte a livello di composizione è sempre bene riflettere su cosa si vuole ottenere, su qual è l’obiettivo dello scatto.
Il processo fotografico prende le mosse dall’intenzione, cioè da un’idea generica o precisa del tipo di immagine che si vuole ottenere.
Esistono differenti tipi di intenzione, ad esempio:
- Fotografare in modo convenzionale (in modo da soddisfare i gusti della maggior parte degli osservatori) o originale (per sorprendere l’osservatore)
- Reagire vs pianificare: scattare facendo affidamento alla nostra capacità di osservazione e alla velocità di reazione nel catturare gli eventi che si manifestano davanti ai nostri occhi, oppure pianificare il lavoro con largo anticipo. Ad esempio nella fotografia di strada è necessario reagire, mentre lo still-life è il risultato di un’attenta pianificazione. Esistono poi delle vie di mezzo, delle fotografie semipianificate in cui il fotografo cerca da un lato di creare le condizioni ottimali per lo scatto e dall’altro lascia aperta la possibilità di reagire d’istinto a cioè che avviene dinanzi ai suoi occhi.
- Le ragioni per cui le persone fotografano possono essere raggruppate in due categorie: contenuto e interpretazione. Guardando all’obiettivo che il fotografo vuole raggiungere,, possiamo distinguere tra esplorare il mondo ed esplorare la propria immaginazione. Da una parte la fotografia documentaria, dall’altro il desiderio di fare qualcosa di mai tentato, di unico.
- Semplicità vs complessità: si può puntare all’essenziale (“less is more”) o cercare una composizione più complessa, che offra all’osservatore più punti di interesse, più cosa da esplorare ed esaminare. Un esempio di semplificazione è l’astrazione (la composizione astratta deve essere organizzata con molto rigore, escludendo ogni traccia di realismo).
- Chiarezza vs ambiguità: un’immagine ambigua richiede più tempo per essere interpretata, e può catturare più facilmente l’attenzione dell’osservatore. Meno chiaro è il soggetto della fotografia, tanto più essa induce lo spettatore a interpretarla e a pensarci. Quando il soggetto è immediatamente leggibile, l’osservatore vede, capisce e passa oltre, mentre quando non è del tutto chiaro cosa sta succedendo o perché, l’osservatore continua a guardare l’immagine, tentando delle interpretazioni. Anche il rimando a cose che si trovano fuori dall’inquadratura può creare un senso di ambiguità e incertezza.
- Rallentare la visione: sfruttare la composizione per nascondere un elemento chiave dell’immagine, in modo che lo spettatore lo scopra solo lentamente o dopo una pausa.
6. Il processo creativo
Quando si scatta una foto di strada o giornalistica, occorre avere prontezza e abilità. Quando si scatta una foto di questo tipo, il momento creativo dura una frazione di secondo.
Bisogna quindi prepararsi:
- imparando a maneggiare la fotocamera, che deve diventare un prolungamento del corpo
- abituandosi ad osservare: mantenere osservazione e stato d’allerta costanti (la fotografia è come una “caccia”)
- acquisendo familiarità con le tecniche di composizione: è utile avere sempre in mente un “repertorio”, cioè una serie di possibilità compositive, modelli o schemi
- trovando la giusta condizione mentale: trovare il modo di mantenersi sempre pronti e reattivi
Quando non è possibile avere il totale controllo della situazione è importante giocare d’anticipo, prevedere cosa sta per accadere. Bisogna saper prevedere il comportamento e le azioni del soggetto, il modo in cui le cose si muovono nel campo visivo, i cambiamenti della luce, il modo in cui gli elementi si muovono e si intersecano nell’inquadratura. Ad esempio a volte ci si rende conto che la scena inquadrata può funzionare solo a patto che un elemento, una persona per esempio, venga a occupare una particolare posizione.
In fotografie in cui non è necessario reagire velocemente (es. paesaggi), è possibile esplorare. Le forme di esplorazione possono essere fisica, spaziale e temporale. Si possono usare lunghezze focali differenti, cambiare il punto di inquadratura, tornare più volte in uno stesso luogo (luce diversa, variazioni stagionali, ecc.).
Still life e fotografia architettonica sono invece tipologie di fotografia in cui è possibile costruire a proprio piacimento l’immagine in termini di posizione dei soggetti, scelta della posizione della fotocamera, lunghezza focale, ecc. Servono molta attenzione e un estremo rigore.
Dati del libro
Titolo: L’occhio del fotografo. La composizione nella fotografia digitale
Autore: Michael Freeman
Tipo di copertina: copertina
Numero di pagine: 192 pagine
Editore: Logos
Data pubblicazione: 20 maggio 2017
Lingua: Italiano
ISBN-10: 8857608921
ISBN-13: 978-8857608921